La classificazione delle azioni variabili in funzione della loro durata riportata nel capitolo 2 del DM2008 è un bellissima invenzione che serve solamente a creare confusione.
Perchè in realtà sembrerebbe che esistano carichi variabili di una categoria e carichi variabili di altra categoria.
Carichi variabili che "stazionano" sulle strutture per 1 mese, e carichi che "stazionano" per 2 anni.
In effetti non è quello il senso di quel paragrafetto.
Esso serve solamente, facendo riempire al normatore la bocca, ad introdurre gli SLE Quai permanenti, Frequenti e Rari.
Ovvero ho dei carichi variabili, che per definizione possiedono una intensità variabile nel tempo; definisco un valore caratteristico dell'intensità dell'azione (quella non superata nel 95% dei casi), e poi, con opportuni fattori moltiplicativi, considero l'effettivo valore "probabile" del carico in funzione del tipo di verifica da svolgere, ovvero del "tempo di ritorno" considerato.
Infatti quando si vanno a vedere le combinazioni di carico del §2.5.3 della famosa differenziazione tra carichi di lunga durata, di breve durata, ecc. non gliene importa più a nessuno.
Ciò detto.
Questo pannello solare termico, starà sul terrazzo del tuo edificio, per quanto tempo? 20 anni? E' un permanente non strutturale.
L'unica cosa da decidere a questo punto è se considerarlo come "compiutamente definiti" oppure no. Ma questa differenziazione ha senso solamente per le verifiche SLU (il fattore parziale di amplificazione del carico varierebbe da 1.5 a 1.3).
Comunque con quella superficie è possibile che esistano pannelli con serbatoio anche da 300 l. Quindi il peso potrebbe essere maggiore.