Author Topic: principi e regole applicative  (Read 2136 times)

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Offline ing.Max

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principi e regole applicative
« on: 13 February , 2010, 15:33:13 PM »
Durante il corso di aggiornamento a cui sto partecipando il relatore ha esposto alcune riflessioni che mi hanno portato a rivalutare in positivo l'impianto dell'attuale norma tecnica.
Come sappiamo l'eurocodice distingue con precisione fra principi (inderogabili) e regole applicative. Le norme tecniche invece essendo legge dello stato sono interamente cogenti.
A questo punto molti colleghi hanno obbiettato che la norma dischiarata prestazionale risulti in realtà prescrittiva e stringente come e più che le precedenti.
Qui si inseriscono le riflessioni (delle quali mi assumo la responsabilità dell'interpretazione, non vorrei mai attribuire ad altri riflessioni sbagliate, frutto di una mia errata interpretazione):
le norme NTC2008, essendo legge dello stato, raccolgono principi mentre la Circolare esplicativa, che non è cogente, raccoglie le regole applicative, che rispecchiano i principi ma non sono l'unica via percorribile per ottenere la prestazione.

Nel capitolo 8 sugli edifici esistenti la norma è molto vicina all'impostazione dell'eurocodice, nel senso che individua le prestazioni e i principi, senza però entrare troppo nel dettaglio delle regole che sono invece ampiamente sviluppate nella circolare. Questo deriva dall'esperienza del DM96 in cui alcune soluzioni individuate nel DM96 e quindi cogenti (es. cordoli in breccia), pur essendosi dimostrati peggiorativi della prestazione nei confronti del sisma (edifici ristrutturati in quel modo e crollati durante il sisma nel Molise) veniva comunque preferita ad altre soluzioni proposte successivamente nella circolare 65 del 97. Il normatore in sostanza per un campo che risulta in rapida evoluzione tecnica, crea una norma che guarda al futuro, fissando solo prestazioni e principi abbastanza generici.

Come ben sapete questa non è l'impostazione dei capitoli relativi alle nuove costruzioni in CA (4 e 7). In questo caso la norma (cogente) è molto corposa e dettagliata, mentre le regole applicative della circolare costituiscono una parte meno estesa. Anche qui la spiegazione va cercata nell'esperienza precedente. Il normatore ha osservato che l'impostazione “pochi principi cogenti e molte regole non cogenti” (DM96 + circolare 65/97) in Italia non ha prodotto gli effetti desiderati, infatti la circolare è stata pressoché ignorata della maggioranza dei tecnici per motivi che tutti conoscete. Di conseguenza il normatore difronte alla scarsa cultura ingegneristica dimostrata si è visto costretto a disseminare il percorso progettuale di paletti. In molti casi si può quindi leggere questa formulazione: la norma ti chiede A,  se non fai analisi specifiche i ti fornisco la formula B oppure la prescrizione C che implicitamente verifica il problema. Se il normatore avesse fiducia nel tecnico si limiterebbe a fornire B e C nella circolare esplicativa (regole applicative), ma siamo sicuri che tutti l'applicherebbero? Il normatore è convinto di no.

Come ben sapete se lette in maniera corretta (ossia conoscendo la motivazione fisica che si cela dietro ogni formula... l'impostazione del corso è in quella direzione), l'insieme delle prescrizioni della norma racchiudono quelle “regole di buona progettazione” che una volta venivano tramandate informalmente negli studi e nei libri. Pertanto se un ingegnere ha ben progettato in precedenza non troverà le norme particolarmente limitanti. 

Riassumendo: idealmente il normatore vorrebbe l'impostazione principi-regole dell'eurocodice, soprattutto per i settori in evoluzione (capitolo 8 ad esempio), tuttavia l'esperienza passata ha dimostrato che l'attuale classe di progettisti non ha la “maturità” o la “forza” (qui ci sarebbe da discutere..) per imporre al mercato le giuste regole applicative, anche qualora queste non siano cogenti.

Ringrazio coloro che hanno letto fin qui e aspetto vostre impressioni a riguardo

Saluti, Max 
"La conoscenza non occupa spazio"

 

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