(a)
Quella mattina si era svegliato presto. Probabilmente per effetto della zuppa di cipolla che sua moglie amorevolmente gli aveva preparato per cena il giorno prima. Fu come un lampo, una improvvisa illuminazione, una scossa. Terzaghi prese il taccuino che abitualmente, proprio per queste rare occasioni, teneva sempre poggiato sul comodino, e scrisse di getto la famosa formula trinomia destinata a cambiare la geotecnica come la si era intesa fino ad allora.
(b)
Dopo mesi ed anni di duro lavoro in laboratorio ed in giro per il mondo a far prove, alla ricerca dei parametri che governavano il problema, dopo aver esaminato tutti i risultati sperimentali, Terzaghi provò a dare una giustificazione teorico-matematica, ed a ricavare una relazione, una formula, che riuscisse ad interpolare la mole di dati sperimentali a sua disposizione. Ci riuscì con la famosa formula trinomia destinata a cambiare la geotecnica come la si era intesa fino ad allora.
Ora, io non so come sia andata realmente. Certo, da ingegnere che utilizza la formula trinomia di cui sopra, e che ad essa si affida per dare ad altri certezze, mi augurerei che sia andata come nella seconda ipotesi.
Ma in ogni caso, la verità vera è che applicare quella formula:
E' UNA FESSERIA TOTALE
Attenzione, non perchè essa sia sbagliata, non corretta, ecc.
Ma perchè le ipotesi di partenza, su cui essa si basa, non sono assolutamente riscontrabili (se non forse nella fondazione di un muro di sostegno) in nessuno dei problemi di ingegneria che quotidianamente affrontiamo.
Dove troviamo la situazione “monodimensionale” indagata dal Terzaghi? Dove troviamo queste travi rigide, caricate uniformemente, di lunghezza infinita, su omogenei “tavoli da biliardo”?
Ed hanno avuto un gran da fare poi tutti quelli che son venuti dopo di Terzaghi a correggere, migliorare, precisare, ampliare, la mitica formula!
Un coefficiente correttivo di qui (dimensioni finite della fondazione), un amplificativo di là (eccentricità ed inclinazione del carico), un ritocchino qui (inclinazione del piano di posa), ed un altro di la (inclinazione del terreno)....ed il gioco è fatto.
Ma si, dai. Diamo agli ingegneri una formula da utilizzare sempre e comunque, avranno pensato Meyeroff, Hansen e compagnia briscola, quelli non cercano altro.
Gli importa della precisione assoluta? Gli importa della 2° cifra decimale? Certo che no!
Ed allora che senso ha dire “L'Edilus non la imbrocca, se fa così, piuttosto che cosà”? Perchè la verità vera è che non la imbrocca nessuno.
Prendi una trave intera. In 3-4 punti avrai dei carichi/momenti concentrati. Li sommi tutti, trovi una risultante, applichi la formula e sei convinto di aver fatto bene.
Prendi invece un punto soltanto, con una pseudo superficie di influenza, applichi la formula...”no, è una fesseria!”. Perchè?
Non rispetti le ipotesi di partenza, né nell'uno, né nell'altro modo.
E le travi trasversali del graticcio? Quelle se lo prendono tutto il momento, rendendo lo sforzo normale non eccentrico, oppure ne assorbono una sola parte. Ed allora che fai? Ipotizzi un 50% alle travi trasversali, ed il resto come eccentricità? Oppure hai altri numeri “magici” da utilizzare?
Oppure ti controlli le tensioni puntuali di travi calcolate alla Winkler, che sappiamo bene geotecnicamente è una ciofeca di modello?
Insomma che si fa? Si dice solamente che l'Edilus non fa bene? Ci sono alternative?
Tutte quelle che vuoi. E' la geotecnica, bellezza!