delicatézza s. f. [der. di delicato]. – 1. a. La qualità di ciò che è delicato, finezza, morbidezza, leggerezza: d. di pelle, di carnagione, di tinte; d. di un profumo; d. di tono, di tocco, di stile e sim., in opere letterarie o d’arte. b. In senso spirituale, gentilezza, sensibilità, squisitezza di sentimenti o di modi: dimostrare grande d. d’animo; d. di sentire; trattare con estrema d.; d. di gusto (anche in senso estetico); discrezione, riservatezza: spero che avrai la d. di non dire queste cose a nessuno; talora, anche, finezza di coscienza di chi è preciso e scrupoloso in ogni sua azione: è tanta la sua d. che sentirebbe rimorso di non essere in grado di mantenere puntualmente l’impegno. c. Tatto, prudenza: sono argomenti da trattarsi con estrema d.; ci vuole d. a parlare di certe cose ai ragazzi. d. Azione d’animo gentile, atto che rivela animo delicato: l’inviarmi questi fiori è stata una vera d. da parte sua. 2. Gracilità di costituzione fisica, facilità ad ammalarsi. 3. Nel plur., abitudini di persone delicate, raffinatezza di vita, mollezza: essere allevato in mezzo alle d.; non abituate i figli a tante delicatezze. Con sign. concr. (sull’es. del ted. Delikatessen), cibi delicati e ricercati, dolciumi e sim.: un negozio di delicatezze.
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