Dirompente delibera del CNI
che alla fine di una lunga ed
approfondita riflessione giunge
a chiedere al Governo di ripristinare
il corso di laurea in ingegneria
a ciclo unico di cinque
anni e di rivedere la formazione
del laureato triennale al limite
riconsiderandone anche l'opportunità.
Si tratta di una decisa presa di
posizione del Consiglio Nazionale
contro l'intera riforma universitaria
del 1999 che ha introdotto
il percorso in serie del
cosiddetto 3+2 (poi anche
1+2+2) che in realtà si innesta
in una linea di forte contrarietà
assunta fin dall'emanazione
del DPR 328/2001. Già all'epoca
infatti il Consiglio Nazionale
aveva espresso forti preoccupazioni
e critiche continuando
poi a chiederne l'abrogazione
nei vari gradi di giudizio e
restando a tutt'ora la vertenza
pendente presso il Consiglio di
Stato.
Oggi purtroppo, a ben sette anni
dall'introduzione nel nostro
ordinamento della riforma 3+2,
si trovano ben confermati gran
parte dei timori che erano alla
base dell'opposizione che il
CNI ha svolto nei confronti
del DPR 328, in particolare
per quanto attiene ai livelli
qualitativi della formazione
dei nuovi ingegneri.Non v'è dubbio infatti che il percorso
formativo in serie 3+2 non ha
consentito, per gli intrinseci ed ovvi
motivi che discendono da una formazione
seriale, di mantenere gli
stessi livelli di conoscenza dell'ingegnere
di cinque anni a ciclo unico
del precedente sistema.
Tale aspetto assume particolare rilevanza
soprattutto in ambito professionale
dove lo sviluppo tecnologico
richiede viceversa sempre più
ampie ed approfondite conoscenze.
La presa di posizione del CNI giunge
alla fine di un percorso approfondito
e ragionato che si fonda anche
su di una specifica ricerca del proprio
Centro Studi che ha avvalorato
tutte le perplessità e le preoccupazioni
sugli effetti e sulle ricadute sul
settore dell'ingegneria dell'intera
riforma universitaria .
Dalla stessa ricerca emerge infatti
che, dall'istituzione della laurea di
primo livello, il sistema universitario
italiano ha "prodotto" oltre 87
mila laureati triennali in ingegneria
e che il 63,7% dei laureati di primo
livello in ingegneria del 2007 ha conseguito
il titolo di laurea oltre i tempi
stabiliti, laddove nel 2002 la corrispondente
quota superava di poco
il 20%. Inoltre, la stragrande maggioranza
dei laureati di primo livello
in ingegneria (circa l'80%), prosegue
gli studi per conseguire la laurea
specialistica.
Si può stimare altresì che nel 2007
vi fossero in Italia 409 mila possessori
di un titolo accademico in ingegneria
attivi nel mercato del lavoro
(occupati e in cerca di occupazione),
di cui circa 25mila in possesso del
titolo di primo livello (laurea del
nuovo ordinamento o diploma universitario).
Considerando poi la situazione
occupazionale dei laureati in ingegneria
di primo livello nel 2006, ad
un anno dal conseguimento del titolo
accademico, il 61,1% è iscritto ad
un corso di laurea specialistica, il
15,5% lavora pur proseguendo contemporaneamente
gli studi, mentre
il 20,1% ha concluso il proprio percorso
formativo e svolge un'attività
lavorativa, mentre meno del 3% è in
cerca di occupazione.
Afronte degli oltre 87mila individui
che hanno conseguito la laurea triennale
fino al 31 dicembre 2007 (cui si
aggiungono gli oltre 18mila in possesso
di un diploma universitario,
titolo valido per l'accesso all'albo),
gli ingegneri iuniores iscritti alla
sezione B dell'albo professionale
risultano alla stessa data 4.200.
Non si percepisce, dunque, un elevato
interesse a conseguire l'abilitazione
professionale; del tutto inesistenti
sono invece "barriere d'ingresso"
determinate da un'eccessiva
selettività delle prove dell'esame di
Stato. Mediamente, l'80% dei candidati
supera le prove di abilitazione
professionale.
Sulla base di queste considerazioni
quindi il Consiglio Nazionale, a
conclusione di una riflessione approfondita
e ragionata e con la finalità
di dare un contributo alla razionalizzazione
ed al miglioramento del
sistema dell'insegnamento tecnicoscientifico
nel nostro Paese, nonché
di assicurare la congruità del titolo
di studio al titolo professionale e con
l'obiettivo anche di mantenere l'eccellenza
della laurea in ingegneria
quinquennale a ciclo unico in ambito
accademico e nell'ambito professionale
del titolo di ingegnere, ha
deliberato:
di richiedere al Governo e di promuovere
in tutte le sedi istituzionali
ed accademiche il ripristino del
corso di laurea a ciclo unico della
durata di cinque anni e di avviare
quindi in tal senso immediate richieste
di audizione preso i Ministeri
competenti.
In considerazione inoltre del problematico,
marginale ed indefinito inserimento
del laureato triennale nel
sistema professionale dell'ingegneria
ed in relazione allo sviluppo delle
altre figure professionali della
scuola media superiore, il Consiglio
Nazionale chiede di rivedere l'attuale
percorso formativo del laureato
triennale, al limite riconsiderandone
l'opportunità.
Altresì, qualora si addivenisse all'abolizione
del titolo di ingegnere
iunior, il Consiglio Nazionale chiede
di individuare un adeguato sistema
di misure compensative, di
natura formativa e professionale, per
l'eventuale accesso degli ingegneri
triennali all'albo degli ingegneri
sezione unica.
Fonte:
http://www.tuttoingegnere.it/web/ITA/index.htm