Author Topic: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione  (Read 6513 times)

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zax2010

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[DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« on: 23 February , 2010, 00:14:02 AM »
Io ci giro intorno da parecchio, ma mi pare anche voi.

Una parola definitiva sembra l'avesse data Normativo – il nostro Renato qui – nel topic di cui riporto il link.

http://www.ingegneri.info/forum/viewtopic.php?f=13&t=31764&st=0&sk=t&sd=a

Sono 7 pagine e se volete leggerle buon per voi. Ve le riassumo, e chiedo scusa in anticipo se sbaglierò nel riassunto.
In pratica la diatriba è la solita: Perchè il normatore che impone GDR a go-gò dappertutto, poi arrivato in fondazione pare fare lo sconto permettendo di verificare le fondazioni con il MINIMO tra le tre opzioni che ormai tutti abbiamo imparato a memoria? (momenti resistenti, sollecitazioni amplificate, sollecitazioni ricavate con q=1.0)
Dopo parecchi contorcimenti, come dicevo sopra, Renato ha dato una parola definitiva, normativa (anzi circolare) alla mano. Al punto C7.4 in cui si esplicitano meglio i concetti insiti nella GDR infatti è possibile leggere:

“b) la protezione dalla rottura anticipata delle fondazioni, ottenuta utilizzando come azioni le resistenze degli elementi in elevazione e non le sollecitazioni; non oltre però le sollecitazioni amplificate per 1.3 in CD “A” e 1.1 in CD “B”

Questo ha smorzato i toni di chi cominciava a discettare su cosa siano le sollecitazioni, cosa intende il Normatore, ecc.
Non ultimo mi ha colpito un topic di Vulcanear in cui, pur dando ragione a Renato, sosteneva che non capiva il senso di tale affermazione e che fino a che non lo avesse capito, lui, ma ovviamente così doveva uniformarsi l'intero universo degli ingegneri, avrebbe continuato a progettare le fondazioni con i momenti resistenti del piede pilastro. E chi, applicando la legge senza capirla, non facesse come lui era un ingegnere “scarso”.

Adesso però vi prospetto una mia interpretazione normativa che risolverebbe tutti i dubbi esistenziali che ci siamo fatti in questi mesi.
Può anche darsi che per qualcuno di voi io dica cose ovvie, cose già risapute. Mi scuso se fosse questa l'eventualità, ossia di mia scoperta dell'acqua calda. Datemi pure dell'idiota.

Paragrafo 7.4.4.2.1 Sollecitazioni di calcolo
Il titolo del paragrafo mi sembra di già assai significativo. Lì c'è la famosa formula 7.4.4
In sintesi: le verifiche non vanno svolte con i dati ricavati dalle analisi elastiche, ma con le regolette presenti nel paragrafo stesso. Attenzione quindi. Stiamo parlando di come ricavare sollecitazioni. Quelle che mi servono per le verifiche dei pilastri.
Un paragrafo in particolare va attenzionato:

“Per la sezione di base dei pilastri del piano terreno si adotta come momento di calcolo il maggiore tra il momento risultante dall'analisi ed il momento MC,Rd della sezione di sommità del pilastro”

Ovvero la sollecitazione di base di un pilastro non è quasi mai il momento che viene dall'analisi, perchè il momento resistente della sommità pilastro che deriva dalla GDR con le travi di primo impalcato generalmente è sempre più grande.
E poiché il momento resistente in sommità diventa sollecitazione alla base va da se che le armature della base pilastro sono pressochè identiche a quelle della sommità pilastro (ci sarebbe un minimo sforzo normale in più dovuto al peso del pilastro che, normalmente benefico, mi porterebbe ad un coefficiente di sicurezza pari a 1.001). E quindi in sintesi momento resistente base identico a momento resistente sommità.

MA A QUESTO PUNTO: NON E' FORSE SEMPRE QUESTA LA SOLLECITAZIONE DA UTILIZZARE PER IL CALCOLO DELLE FONDAZIONI?

Perchè a questo punto il minore tra sollecitazione amplificata di 1.1 (es. CD “B”) e momento resistente del pilastro (praticamente quasi sempre) è proprio quest'ultimo, eliminando di fatto tutte le ambiguità e le domande che finora ci siamo posti.

Che ne pensate? E c'è modo di chiarirsi le idee con chi la norma l'ha scritta?

Renato

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #1 on: 23 February , 2010, 08:03:27 AM »
Purtroppo l'argomento è molto complesso e controverso anche a livello di normative mondiali.
Cito dal volume del 'tostissimo' M.Fardis:  Ad esempio le norme statunitensi (BSSC 2003, SEAOC 1999) al posto del concetto del capacity, consentono una riduzione dei momenti in fondazione pari al 25% nel caso di analisi lineare statica e del 10% nel caso di analisi modale.  Ciò per tener conto dell'inevitabile sollevamento delle fondazioni ("uplift") e del contributo riduttivo dei modi superiori (solo per l'analisi statica).
Cioè gli americani (a mio personale vedere) sostengono in pratica che il terreno concede sempre un cedimento rotazionale che non può che ridurre le sollecitazioni di contatto terreno-fondazioni.

Offline mircof

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #2 on: 23 February , 2010, 08:45:02 AM »
Butto la  un’ ipotesi che mi è venuta in mente seguendo la discussione sul paramento duttile per muri di sostegno.

Abbiate pazienza se dico fesserie ma la mia conoscenza del testo delle NTC è ancora piuttosto scarsa.

L’ipotesi è che questa formulazione potrebbe derivare dal fatto che avere cerniere plastiche alla base dei pilastri
non vuol dire avere un meccanismo di collasso, la struttura rimane comunque iperstatica.

Il collasso per meccanismo si potrà avere solo quando le cerniere plastiche si potranno formare anche sulla testa dei pilastri e cioè, in pratica, quando la struttura avrà comunque sviluppato tutta la capacità dissipativa rischiesta dalla norma.
Comunque le cerniere plastiche alla base di pilastri (del primo livello) si formerebbere automaticamente  quando si formano alla testa  non essendo la fondazioni progettata (giustamente) con il criterio delle gerarchie e non essendo più presenti elementi che possiedono ulteriore capacità dissipativa.
« Last Edit: 23 February , 2010, 08:46:33 AM by mircof »

Offline quattropassi

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #3 on: 23 February , 2010, 09:33:27 AM »
***
Cioè gli americani (a mio personale vedere) sostengono in pratica che il terreno concede sempre un cedimento rotazionale che non può che ridurre le sollecitazioni di contatto terreno-fondazioni.
:ook: il che "fa scopa" con quanto mostra il vecchio Bowles nell'es. 5.7 pg. 274.
 :mmm: ma forse allora bisogna partire dal presupposto che tutto il calcolo sia stato condotto con struttura incastrata alla base.
No?
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Offline _automa_

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #4 on: 23 February , 2010, 10:45:52 AM »
Paragrafo 7.4.4.2.1 Sollecitazioni di calcolo
Il titolo del paragrafo mi sembra di già assai significativo. Lì c'è la famosa formula 7.4.4
In sintesi: le verifiche non vanno svolte con i dati ricavati dalle analisi elastiche, ma con le regolette presenti nel paragrafo stesso. Attenzione quindi. Stiamo parlando di come ricavare sollecitazioni. Quelle che mi servono per le verifiche dei pilastri.
Un paragrafo in particolare va attenzionato:

“Per la sezione di base dei pilastri del piano terreno si adotta come momento di calcolo il maggiore tra il momento risultante dall'analisi ed il momento MC,Rd della sezione di sommità del pilastro”

Ovvero la sollecitazione di base di un pilastro non è quasi mai il momento che viene dall'analisi, perchè il momento resistente della sommità pilastro che deriva dalla GDR con le travi di primo impalcato generalmente è sempre più grande.
E poiché il momento resistente in sommità diventa sollecitazione alla base va da se che le armature della base pilastro sono pressochè identiche a quelle della sommità pilastro (ci sarebbe un minimo sforzo normale in più dovuto al peso del pilastro che, normalmente benefico, mi porterebbe ad un coefficiente di sicurezza pari a 1.001). E quindi in sintesi momento resistente base identico a momento resistente sommità.

MA A QUESTO PUNTO: NON E' FORSE SEMPRE QUESTA LA SOLLECITAZIONE DA UTILIZZARE PER IL CALCOLO DELLE FONDAZIONI?

Perchè a questo punto il minore tra sollecitazione amplificata di 1.1 (es. CD “B”) e momento resistente del pilastro (praticamente quasi sempre) è proprio quest'ultimo, eliminando di fatto tutte le ambiguità e le domande che finora ci siamo posti.

Che ne pensate? E c'è modo di chiarirsi le idee con chi la norma l'ha scritta?

IN EFFETTI il discorso che fai non fa una piega, anche se nel paragrafo che citi tu si parla di azioni di calcolo, mentre nel 7.2.5 si parla di azioni trasmesse dagli elementi soprastanti. La domanda che mi faccio è se le azioni trasmesse dagli elementi soprastanti siano le azioni usate per il calcolo o le azioni derivanti dall'analisi? secondo la mia logica, che a volte ammetto essere un po contorta, le azioni trasmesse sono quelle derivanti dall'analisi e non quelle utilizzate per il calcolo. ma in effetti il dubbio che hai posto mi sta facendo pensare. un altra cosa. prendiamo il caso del capannone monopiano con le travi incernierate in testa. Quanto vale il momento resistente della sezione di sommità del pilastro? secondo me vale 0 sempre e comunque, perchè a mio parere una sezione per fornire una resistenza rispetto a una sollecitazione deve avere un vincolo che si opponga a tale sollecitazione. Parliamone.
« Last Edit: 23 February , 2010, 10:47:46 AM by _automa_ »

Offline _automa_

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #5 on: 23 February , 2010, 10:58:43 AM »
:ook: il che "fa scopa" con quanto mostra il vecchio Bowles nell'es. 5.7 pg. 274.
 :mmm: ma forse allora bisogna partire dal presupposto che tutto il calcolo sia stato condotto con struttura incastrata alla base.
No?

Credo proprio di si, leggi le prime tre righe del 7.2.5:

"Le azioni trasmesse in fondazione derivano dall’analisi del comportamento dell’intera opera, in
genere condotta esaminando la sola struttura in elevazione alla quale sono applicate le azioni
statiche e sismiche"

...esaminando la sola struttura in elevazione...

un po' come si faceva nei corsi di tecnica delle costruzioni.... che poi le fondazioni si facevano al corso di fondazioni...

ma dove vivono.

è come il discorso delle pareti, che parte dal presupposto che siano modellate come aste. 
« Last Edit: 23 February , 2010, 11:00:37 AM by _automa_ »

zax2010

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #6 on: 23 February , 2010, 11:26:00 AM »
@automa
Nel capannone monopiano hai perfettamente ragione a dire che il momento resistente del pilastro in sommità vale 0. Nulla impedisce nella solita schematizzazione di travi ad estremità incernierate alla testa del pilastro di ruotare.
Ma proprio per il monopiano il problema accennato non si pone. Infatti, a meno di prescrizioni geometriche e quantitativi minimi di armatura, il momento alla base di calcolo (da analisi) è sempre il più grande ed è quello che ti determina le armature.
Ora, calcolare la fondazione con il momento resistente del pilastro, oppure con la sollecitazione lievemente amplificata (da calcolo), è pressochè equivalente.

Però a mio avviso la distinzione è sottile. Alla base io avrò una sollecitazione derivante da analisi, il momento Ma a questo punto, e però seguendo il 7.4.4 il momento di calcolo Md, che deriva da max(Ma;MRsommità).

Per le fondazioni, cosa prendere? Ma o Md?

Il dilemma mi viene per un edificio bipiano, a pilastri incastrati alla base, in cui dei setti irrigidenti mi bloccano il primo livello. Il massimo momento non è alla base ma nella sezione di spiccato, ma quindi Md=MRsommità, per il calcolo delle armature di base del pilastro. E questo indipendentemente dalla entità della sollecitazione di analisi.
Per inciso utilizzo il MasterSap ed ho potuto constatare che esso segue, a questo punto correttamente?, i criteri del punto 7.4.4 per cui la verifica della sezione di base del pilastro viene svolta con i momenti resistenti della sommità del pilastro.
(N.B. per sommità intendo non la "punta" del pilastro monolitico, ma la sezione posta al di sotto dl primo impalcato).

Offline _automa_

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #7 on: 23 February , 2010, 12:50:12 PM »


il tuo schema è questo.
dove in verde segno il momento di progetto della prima tesa di pialstro e in azzurro quello che sarebbe un ipotetico momento sollecitante per 1,1. in arancione le zone in cui avviene la dissipazione. La domanda giustamente che ti poni e che mi sono posto anchio è: se progetto il primo tratto di pilastro col diagramma verde che senso ha progettare la fondazione col diagramma azzurro visto che le fondazioni devono comunque esplicitamente rimanere in campo elastico?

so risponderti ? non so pero' qualche ragionamento me lo sono fatto, no so se normativamente corretto, ma eccolo qui

Premessa: le prescrizioni date in norma sono tarate sugli edifici intelaiati dove il diagramma dei momenti nei pilastri è a farfalla e pertanto in linea di massima i momenti flettenti alla base e in testa ai pialstri a parte il segno sono paragonabili. Quindi la prima domanda è: ha senso questo criterio di gerarchia in questa struttura? io credo di no ma comunque lo applico per il progetto del pilastro. Arriviamo alla fondazione qui occorre scegliere se essere burocrati o ingegneri. con un diagramma cosi' disegnato non c'è alcun dubbio che il primo tratto di pilastro non sarà soggetto a plasticizzazioni perchè se queste partono, partono nel cerchio arancione, le plasticizzazioni invece avvengono alla base del setto.

Ora mi chiedo io se ho un pilastro in cui ho la certezza che non si plasticizza con le sollecitazioni derivanti dall'analisi moltiplicate per 1,1 perchè dovrebbe farlo la fondazionE? e quindi mi sono convinto che comunque non è cosi' scandaloso usare le azioni per 1,1, ovvero il diagramam azzurro.

Se la struttura fosse stata intelaiata come la norma pensa che siano tutte le strutture il diagramma del pilastro sarebbe stato piu o meno questo:

nel quale non so  a priori se la plasticizzazione avverrà al piede o in testa perchè i momenti agenti sono simili e quindi i lnormatore mi dice progetta con il momento resistente della sezione di sommità se piu' gravoso  consapevole comunque che i due valori sono comunque simili. Poi mi dice Fai la fondazione col momento resistente del pilastro, ma attenzione se questo è "troppo alto" fermati li... in realtà non ho numeri alla mano ma credo che per come sono fatti i diagrammi delle struttue intelaiate piu' o meno col 10% ci si arriva... e si torna al solito punto norma tarata per i telai.

Qua torna il discorso dell'essere ingegneri e non burocrati, ovvero in coscienza, guardando i diagrammi delle sollecitazioni di volta in volta valuta il metodo con cui calcolare la fondazione. in questo caso io non avrei dubbi a usare le sollecitazioni derivanti dall'analisi moltiplicate per 1,1 (leggi 1,2 se è collegamento)

p.s. ci ho pensato e secondo me al 7.2.5. quando cita le sollecitaioni trasmesse dagli elementi sovrastanti io lo leggo come sollecitazioni derivanti dall'analisi e non sollecitazioni usate per il progetto degli elementi




****

modifica:  :o ho riletto quello che ho scritto ed è francamente incomprensibile. ora vado a mangiare che è meglio... forse dopo lo sistemo  :o
« Last Edit: 23 February , 2010, 14:54:25 PM by _automa_ »

zax2010

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #8 on: 23 February , 2010, 20:30:40 PM »
Automa, ti ringrazio per lo schemino, che è proprio quello che volevo dire, e che meglio di tante parole fanno capire anche a gli altri di cosa parliamo.
Tu fai una bella differenziazione tra le strutture con le travi incernierate, in cui però il pilastro lo armi secondo il diagramma verde, e quelle a telaio classico. In quanto dici la norma sarebbe "tarata" per queste ultime, e quindi solo per queste ultime ci sarebbe senso a fare nel modo che dice la norma (io non voglio fare il burocrate, ma l'ingegnere che rispetta la norma).
Ma io ti dico che per la struttura dello schema, o incernieri le travi, o non lo fai, la sostanza non cambia affatto. Il diagramma dei momenti nel pilastro che hai disegnato dopo è possibile sia nell'uno che nell'altro caso.

Se però hai il "telaio" classico, ecco che segui la norma senza farti domande particolari su quale sia l'effettivo meccanismo dissipativo che si pone in atto. Viceversa, se invece le travi sono incernierate............ti poni tante domande, accenni al discorso che la cerniera in basso non si forma, ecc. Ma il meccanismo dissipativo è assolutamente identico!
Ed allora perchè il dubbio non ti viene in un caso e ti viene nell'altro?

Immagina di avere un plinto a bicchiere alla base del pilastro. Con quali sollecitazioni calcoli il bicchiere?
Secondo la mia interpretazione, di cui al primo post, lo calcolerai con il momento resistente al piede del pilastro, amplificandolo con fattore di sovraresistenza 1.20 (in cd B, collegamento (b) dove trovi scritto esplicitamente che devi seguire le stesse regole valide per le strutture monolitiche di cui al punto 7.4.4 di cui a sua volta il punto 7.4.4.2.1 fa parte ed in cui trovi il paragrafo dove ti si dice che il momento di calcolo o è la sollecitazione di analisi, oppure il momento resistente della sommità del pilastro).
E quando ti accingerai a verificare a carico limite il plinto ecco che introdurrai un'altra volta il momento di calcolo del pilastro (lo stesso utilizzato per il bicchiere) e vedi che tutto diventa improvvisamente congruente!
Il bicchiere non si apre come un fiore, e la fondazione non cede pur consentendo al pilastro di potersi plasticizzare.
Nel modo "solito" invece, avrai un bicchiere robustissimo, ed un plinto calcolato con il diagramma marrone*1.1

In ultimo, ma proprio per inciso, la verità è che la struttura disegnata nello schemino è proprio una "ciofeca", è proprio la struttura che la norma non considera esplicitamente poichè è proprio una struttura che sismicamente non funziona.
Ad esempio, che fattore di struttura assegneresti ad essa? Nella parte alta è un telaio, nella parte bassa è una struttura mista equivalente a pareti.......e non provare a dirmi che è una Box Foundation System, perchè un setto non fa "primavera".......quindi per me le uniche strade sono: q=1.5, oppure queste strutture non farle proprio.

Ma guarda caso sono le uniche strutture che ultimamente mi arrivano.....ma guarda un pò!

Offline _automa_

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #9 on: 23 February , 2010, 20:58:10 PM »
Automa, ti ringrazio per lo schemino, che è proprio quello che volevo dire, e che meglio di tante parole fanno capire anche a gli altri di cosa parliamo.
Tu fai una bella differenziazione tra le strutture con le travi incernierate, in cui però il pilastro lo armi secondo il diagramma verde, e quelle a telaio classico. In quanto dici la norma sarebbe "tarata" per queste ultime, e quindi solo per queste ultime ci sarebbe senso a fare nel modo che dice la norma (io non voglio fare il burocrate, ma l'ingegnere che rispetta la norma).
Ma io ti dico che per la struttura dello schema, o incernieri le travi, o non lo fai, la sostanza non cambia affatto. Il diagramma dei momenti nel pilastro che hai disegnato dopo è possibile sia nell'uno che nell'altro caso.

Se però hai il "telaio" classico, ecco che segui la norma senza farti domande particolari su quale sia l'effettivo meccanismo dissipativo che si pone in atto. Viceversa, se invece le travi sono incernierate............ti poni tante domande, accenni al discorso che la cerniera in basso non si forma, ecc. Ma il meccanismo dissipativo è assolutamente identico!
Ed allora perchè il dubbio non ti viene in un caso e ti viene nell'altro?

Immagina di avere un plinto a bicchiere alla base del pilastro. Con quali sollecitazioni calcoli il bicchiere?
Secondo la mia interpretazione, di cui al primo post, lo calcolerai con il momento resistente al piede del pilastro, amplificandolo con fattore di sovraresistenza 1.20 (in cd B, collegamento (b) dove trovi scritto esplicitamente che devi seguire le stesse regole valide per le strutture monolitiche di cui al punto 7.4.4 di cui a sua volta il punto 7.4.4.2.1 fa parte ed in cui trovi il paragrafo dove ti si dice che il momento di calcolo o è la sollecitazione di analisi, oppure il momento resistente della sommità del pilastro).
E quando ti accingerai a verificare a carico limite il plinto ecco che introdurrai un'altra volta il momento di calcolo del pilastro (lo stesso utilizzato per il bicchiere) e vedi che tutto diventa improvvisamente congruente!
Il bicchiere non si apre come un fiore, e la fondazione non cede pur consentendo al pilastro di potersi plasticizzare.
Nel modo "solito" invece, avrai un bicchiere robustissimo, ed un plinto calcolato con il diagramma marrone*1.1

In ultimo, ma proprio per inciso, la verità è che la struttura disegnata nello schemino è proprio una "ciofeca", è proprio la struttura che la norma non considera esplicitamente poichè è proprio una struttura che sismicamente non funziona.
Ad esempio, che fattore di struttura assegneresti ad essa? Nella parte alta è un telaio, nella parte bassa è una struttura mista equivalente a pareti.......e non provare a dirmi che è una Box Foundation System, perchè un setto non fa "primavera".......quindi per me le uniche strade sono: q=1.5, oppure queste strutture non farle proprio.

Ma guarda caso sono le uniche strutture che ultimamente mi arrivano.....ma guarda un pò!


in realta il dubbio me lo sono posto pero' buh volevo autoconvincermi... poi ogni volta che ci ragiono su mi ritornano i dubbi e ammetto che non sarei disposto a puntare i piedi per difendere il mio ragionamento...

per il fatto che in questo periodo vanno di moda le strutture ciofeca beh ti quoto, avrai visto nell'altro post quella che ho per le mani in questi giorni.... e quella ha tre piani di solai percui alla fine sarebbe anche potuta essere struttura a parete se non fosse ultratorsionale non regolare in altezza e quindi q=1.6. per il tipo che invece hai indicato tu sicuramente 1.5 senza neanche stare a provare a inventarsi chissà cosa.

grazie per avermi fatto tornare i dubbi che ogni tanto metto di lato

Offline _automa_

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #10 on: 23 February , 2010, 23:56:23 PM »
Nella parte alta è un telaio, nella parte bassa è una struttura mista equivalente a pareti

a proposito di telai... ma tu ci credi che ho qualche problema a convincere qualche genio civile che la maggiorparte delle strutture monopiano sono a telaio nonostante abbia messo in relazione il disegnino della circolare e un evidente disegno di vincolo cerniera-cerniera ai tegoli di copertura...  mi sono state avanzate esotiche richieste del tipo "devi mettere le travi di colegamento in testa ai pialstri" una sorta di trave aggiuntiva sotto un tegolo alare largo 250...  ti è mai capitato?

in un caso di struttura con copertura a tegoli pigreco di altezza 70 cm gli ho impiattato, per chiudere la discussione, una trave secondaria 15x70 in corrispondenza di ogni pilastro... l'avranno capito che era la stessa nervatura del tegolo?
« Last Edit: 24 February , 2010, 00:03:52 AM by _automa_ »

zax2010

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #11 on: 24 February , 2010, 09:43:23 AM »
@automa
Mi è capitato si. Per una copertura ormai "classica" con tegoli alari di larghezza 250 cm, ogni tanto qualche funzionario mi chiede la "chiusura" del telaio. Però fino ad oggi quando gli faccio notare che qualsiasi travetta 30xqualcosa ha sempre inerzie in entrambe le direzioni ridicole rispetto al tegolo alare di bordo, che è anche fissato meglio perchè di solito ci attacchi i pannelli, l'obiezione si smonta come la panna montata.
In realtà, l'altro giorno un funzionario, a seguito di sopralluogo in cantiere, mi ha detto che lui non si era mai accorto della questione, ma che la prossima pratica avrebbe preteso la trave di bordo. Vedremo.

Offline _automa_

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #12 on: 24 February , 2010, 19:13:06 PM »
ecco appunto...
mi viene una curiosità... ma non è che siamo come dire vicini di casa? 

zax2010

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #13 on: 24 February , 2010, 23:26:44 PM »
Vicini di casa no. Però ogni tanto sento di riunioni tra tutti gli ingegneri capo dell'isola. A quel punto non sai mai cosa tirano fuori dal cappello a cilindro, nel nome della uniformità di trattamento.

Oppure. In un GC isolano dopo il cambio di ingegnere capo, una prima circolare diramata a tutti i funzionari era relativa alla profondità minima dei sondaggi da eseguire per le indagini geologiche. Prendendo malamente riferimento da qualche pubblicazione AGI, tale profondità doveva essere pari almeno a 2 volte la dimensione massima (o minima, non ricordo invero) dell'edificio in pianta.
Tu che fai strutture industriali, ad esempio, da 80x120 m, ecco che un sondaggio, minimo, dovresti farlo fare da 160 m.

Chiaramente nessun funzionario ha, per fortuna, preso sul serio una simile cosa. Per fare prospezioni per idrocarburi, non tutte le ditte sono autorizzate.

Comunque, un pò per dare un colpo al cerchio ed una alla botte, ritengo anche che senza di loro tanta "alfabetizzazione" di ingegneri che fanno strutture in realtà non ci sarebbe proprio.
Sei costretto a giustificare ogni scelta, a ponderare ogni decisione, a valutare pro e contro, a consultare continuamente le norme........insomma a far bene il tuo lavoro di ingegnere.
« Last Edit: 24 February , 2010, 23:39:50 PM by zax2010 »

Offline _automa_

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Re: [DILEMMA] Ancora sulle azioni in fondazione
« Reply #14 on: 25 February , 2010, 09:08:51 AM »
Comunque, un pò per dare un colpo al cerchio ed una alla botte, ritengo anche che senza di loro tanta "alfabetizzazione" di ingegneri che fanno strutture in realtà non ci sarebbe proprio.
Sei costretto a giustificare ogni scelta, a ponderare ogni decisione, a valutare pro e contro, a consultare continuamente le norme........insomma a far bene il tuo lavoro di ingegnere.

Su questo non c'è dubbio, ed è il motivo che ogni volta mi fa rimanere perplesso il sentir parlare delle procedure di deposito sismico e controllo a campione vigenti in molte regioni

 

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