Mi sento in qualche modo responsabile di aver "avvizzito" questo topic. La mia condanna di 80-100 anni di costruzioni in cemento armato mi ha auto-allarmato.
Sono distruttivo, ma solamente a tratti. E voi mi pigliate troppo sul serio.
Oggi intervento costruttivo, quindi.
Volevo fare una critica (nella accezione di commento ragionato) a quanto detto da Iaria a proposito dei coefficienti riduttivi da lui utilizzati per il calcolo dei telai in zona sismica.
Iaria ha affermato qualche post fa che opera generalmente riducendo la rigidezza delle travi del 50% e dello 0% nei pilastri.
Ora, quando ho letto la prima volta, mi era sembrata una scelta che potesse portare ad ottenere delle azioni maggiori nei pilastri, che non con un abbattimento generalizzato delle rigidezze sia sui pilastri che sulle travi.
Perchè io immagino che se dicessi ad Iaria: ma se 'sti benedetti pilastri non si fessurano nemmeno sotto l'azione di un sisma SLV, ma quando mai potranno farlo?
Egli mi risponderebbe che tenendo convenzionalmente i pilastri "rigidi" egli rimane in ambito di spettro sismico alto, e dunque ottiene maggiori sollecitazioni sull'intera struttura. Ovvero sa di fare una cosa "contro natura" ma per amore della sicurezza questo ed altro.
Però io ho continuato a pensarci sopra.
Ho avuto la fortuna di aver studiato prima che i metodi matriciali di risoluzione delle strutture impazzassero. Questo mi ha consentito di baloccarmi con i vari metodi di "rilassamento" di cui il Cross è quello più famoso.
Con questi metodi ormai antichi si "vede" molto bene come i momenti non equilibrati si distribuiscono a tutte le aste che convergono in un nodo in funzione delle rigidezze di ogni singola asta. E si tratta di "lezioni" che rimangono.
Orbene, nella fattispecie, sappiamo che per effetto di semplici carichi verticali sulle travi, i momenti nei pilastri sono abbastanza bassini, viceversa sottoposta all'azione sismica, la struttura comincia a "generare" momenti nei nodi ed a ripartire questi momenti tra le travi ed i pilastri ad ogni nodo afferente.
Adesso, con i "numeri magici" di Iaria cosa succede? Riducendo la rigidezza delle travi in confronto ai pilastri, ecco che sui pilastri va a "condensarsi" molta parte di questi momenti sismici, a scapito delle travi, appunto.
Pco male, dirà qualcuno, abbiamo ottenuto proprio ciò che ci siamo ripromessi, avere più sollecitazione nei pilastri.
E la GDR?
Perchè come tutti noi sappiamo, calcolate le sollecitazioni in ogni membratura del nostro ipotetico telaio, per buona parte, proprio per l'intervento della GDR, le buttiamo.
Le uniche sollecitazioni che ci servono, quelle di partenza perlatro, sono proprio i momenti di estremità delle travi.
Da quelle armo le travi, dai momenti resistenti delle travi armo i pilastri, ecc.
Ma se bassi sono i momenti nelle travi, bassi saranno i loro momenti resistenti, basse saranno le armature e le sezioni necessarie nei pilastri per il rispetto della GDR.
Ecco quindi che con l'intenzione di "stare in sicurezza" io invece corro il riscio di armare meno i pilastri rispetto a quanto penso vicecersa di fare.
Per carità, è possibile che mi sfugga qualche altro passaggio nel ragionamento di Iaria, ma mi pare che questo "pezzettino" non possa essere confutato.
Ovviamente non saprei quale soluzione alternativa proporre, ammesso ce ne possa essere una.......(nel senso che forse ce ne sono parecchie e forse troppe).