Aggiungo un'osservazione: in molti casi, nei telai sismo-resistenti il momento flettente sul nodo in combinazione sismica non tende le fibre inferiori (in quanto il momento "positivo" dovuto al solo sisma non supera in tali casi il valore assoluto del momento "negativo" dovuto ai carichi gravitazionali in comb. sismica): è quindi possibile, nel calcolo automatico, escludere la verifica di sfilamento delle barre inferiori (che abbiamo visto essere particolarmente severa). Giusto?
@g.iaria
Posso divulgare il tuo lavoro sulle formule?
Le formule (7.4.26) rientrano nell'ambito della metodologia di calcolo del capacity design applicata al nodo perchè prevengono uno sfilamento prematuro delle barre prima che le travi arrivino alla plasticizzazione e di conseguenza garantiscono un comportamento duttile del nodo stesso sotto questo punto di vista.
Coerentemente con questo approccio,
lo schema di calcolo che sta alla base delle (7.4.26) è lo stesso di quello della ben più nota formula (7.4.4):
i momenti delle travi e dei pilastri devono essere tra loro concordi, e questo a prescindere da qualsiasi segno venga fuori dall'analisi elastica.
Quindi, per rispondere alla domanda di enterpise se sia lecito derogare alla (7.4.26) quando secondo l'analisi elastica il verso dei momenti delle travi è tra loro discorde (in sostanza momento negativo su entrambe le travi), la risposta, secondo me, è decisamente negativa.
Questo approccio normativo che non si fida tanto delle sollecitazioni provenienti dall'analisi e, men che meno del loro segno, ha un fondamento logico. Quando la struttura è colpita da un sisma violento, nessuno può assicurare che l'entità dei carichi e dei sovraccarichi verticali sia coerente con lo schema di carico assunto nel modello di calcolo, sia in termini di valore ma soprattutto di distribuzione spaziale. Quindi anche se secondo il modello di calcolo le due travi confluenti nel nodo hanno momento negativo, nella realtà è certamente possibile, in barba al modello di calcolo, che in alcuni nodi il sisma possa tranquillamente invertire il segno del momento delle travi. Non solo, non dimentichiamo che nell'analisi lineare le accelerazioni e quindi le sollecitazioni indotte dal sisma vengono di fatto scalate del fattore q, dunque il confronto in termini relativi tra le sollecitazioni flettenti derivanti dalle concomitanti azioni verticali (non scalate) e quelle derivanti dal sisma (scalate) può essere fuorviante se viene utilizzato ai fini di un dimensionamento strutturale che deve proteggere da comportamenti fragili e deve garantire prestazioni duttili locali e globali.
Ecco perchè negli schemi di calcolo secondo capacity design, nonostante tutte le innumerevoli combinazioni di carico implementate, le sollecitazioni provenienti dall'analisi sul modello elastico hanno di solito un ruolo abbastanza marginale.
Tornando alle formule (7.4.26), se proprio si vuol rendere la verifica meno gravosa per le barre inferiori, tenuto conto che le formule assumono sempre una condizione di "cattiva aderenza", che è quella delle barre superiori, si potrebbe pensare di applicare a destra della (7.4.26) un fattore moltiplicativo pari a 1/0.7, che tiene conto del fatto che le barre inferiori sono in realtà in condizioni di "buona aderenza". Se non ricordo male questa è una proposta avanzata da Fardis, uno di quelli che hanno scritto l'EC8, però bisogna tener presente che
non ha alcun appiglio normativo nè in EC8 nè tanto meno in NTC'08, e questo la rende tranquillamente cassabile da qualsiasi ufficio del genio civile con le conseguenze del caso: necessità di aumentare le dimensioni delle colonne e conseguente rielaborazione da zero dell'intero progetto.
Anche se non mi risulta che nessun ufficio tecnico abbia mai posto l'attenzione sul rispetto delle (7.4.26) (lo stesso dicasi per quasi tutti i software di calcolo commerciali), penso che il rischio di dover rielaborare l'intero progetto faccia sì che il gioco non valga la candela.
Per quanto riguarda quanto ho prima postato sulle formule: hai piena libertà di divulgazione.