E' una mia opinione quella di non considerare la viscosità per le comb. sismiche. In analogia al fatto che trattandosi di sollecitazioni eccezionali di solito mi sembra eccessivamente cautelativo considerare la contemporaneità di altri agenti di carico (infatti in comb. sismica i coeff. di comb. dei carichi permanenti sono ridotti rispetto a quelli delle comb. non simiche). Naturalmente per le comb. non sismiche la viscosità andrebbe sempre considerata. Sono convinto che i metodi di calcolo descritti in EC2 (anche quello generale) sono stati creati e tarati in un'ottica di non sismicità della struttura e che quindi siano poco adatti ad essere applicati in zona sismica. In zona sismica sarebbe più opportuno effettuare una pushover considerando anche gli effetti geometrici del second'ordine: in questo tipo di analisi nessuno si sognerebbe di inserire anche gli effetti viscosi.
Io, personalmente, nutro qualche dubbio in merito a questa assunzione. Anzi se devo essere onesto, credo che gli effetti differiti non siano da sottovalutare anche in zona sismica. Non credo, infatti, sia a priori da escludere che l'evento sismico possa manifestari proprio nel lungo periodo, quando praticamente si sono esauriti tutti gli effetti viscosi. Purtroppo, specialmente nelle strutture snelle (pilastri e pile) non vale più l'ipotesi semplificatrice del pirmo teorema della viscosità lineare. Questo significa, praticamente, che anche se in condizioni di esercizio il carico critico euleriano non cambia passando da un comportamento elastico a uno elasto-viscoso di invecchiamento, gli stati di tensione e di deformazione crescono in modo molto marcato rispetto a quello in fase elastica. Alcuni studi (Franco Mola)* dimostrano che in esercizio il rapporto tra il carico assiale e il carico critico teorico euleriano debba oscillare attorno a 0,10-0,20. Per 0,30 infatti dopo circa 720 giorni dalla messa in carico, le sollecitazioni totali risultano più che quadruplicate rispetto a quelle del primo ordine. A questo punto, non c'è a priori nessuna ragione per non considerare un evento sismico in questo assetto al tempo t >> t
0 (dove a t
0 è l'applicazione dei carichi verticali). In relazione a questo, infatti, viene definito anche un carico critico P
CR per viscosità:
il massimo carico che può essere sopportato indefinitamente dall'elemento strutturale. Per P < P
CR i valori di P = cost possono essere applicati indefinitivamente all'elemento senza provocare instabilità; mentre per P > P
CR (entro un certo limite massimo P
max) il carico P = cost arriva all'instabilità in funzione dell'intervallo di tempo t - t
0, il quale intervallo diminuisce all'aumentare di P. In teoria, Per P = P
max si ha instabilità proprio durante l'istante di messa in carico per t = t
0.
E' anche per questo motivo che, in condizioni di esercizio, è opportuno (secondo Migliaci-Mola) limitare il valore della forza normale, non tanto perché ci si voglia subito tutelare dal raggiungere lo stato limite di instabilità dell'elemento quanto per limitare l'entità degli spostamenti lateriali e delle sollecitazioni del II ordine che ne conseguono e anche per "avvicinarsi" il più possibile, nella schematizzazione dei modelli di viscosità, all'ipotesi semplificatrice di leggi costitutive lineari.
Essendo il fenomeno della viscosità un fenomeno differito, diversamente per strutture suscettibili di instabilità si ha la peculiarità che anche in presenza di azioni assiali costanti nel tempo gli effetti della viscosità danno luogo (nel lungo periodo) a uno stato di sollecitazioni del secondo ordine variabile nel tempo. Pertanto, le eccentricità aumentano nel tempo e - ribadisco - non può certo escludersi a priori che un evento sismico possa manifestarsi proprio nel lungo periodo quando (a t >> t
0) gli effetti differiti si sono praticamente esauriti.
Questa è la mia opinione in merito, in base a quello che credo di aver capito da alcune documentazioni consultate. Contento e disponibile per eventuali aggiornementi, nel caso mi sfugga qualche clausola normativa o altro che ignoro o non conosco.Grazie.
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(*)
Stato limite di instabilità, effetti della viscosità. Atti del Corso di aggiornamento sul Progetto delle strutture in cemento armato con il metodo degli stati limite - CLUP, MIlano.
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Riflessi delle modalità di calcolo delle deformazioni del conglomerato sulla capacità portante ultima di elementi snelli in cemento armato- Studi e RIcerche, n° 4, 1982, Italcementi, Bergamo.