non sono un grande conoscitore degli eurocodici però ricordo che da qualche parte (dovrebbe essere l'en 1992-1-1) c'è scritto che, affinché il vincolo si sviluppi, occorre penetrare nel nodo per una quantità dipendente dal rapporto dimensionale degli elementi che convergono nel nodo.
in pratica, se un estremo della trave è incastrato, non sarà di fatto incastrato a filo pilastro ma lo sarà, in generale, in una sezione più interna che dipende dal rapporto dimensionale trave/pilastro. il momento andrebbe preso in quella sezione.
in tempi pre-eurocodici credo questa fosse una delle ragioni per cui la luce di calcolo (operando in maniera molto speditiva) veniva presa come 1,05 volte la luce netta. quel che veniva detto: dare una dimensione al vincolo.
Le indicazioni riportate sull'EC2 al § 5.3.2.2 che ha citato reversi sono riferibili ai casi di costruzione del modello di calcolo per soli carichi statici, tipico caso: solaio di un edificio schematizzabile come trave continua su più appoggi.
Tuttavia, sempre l'EC2 al § § 5.3.2.2 (3) dice che il momento di calcolo può essere valutato a filo dell'appoggio stesso.
Per la costruzione di un modello di calcolo utilizzabile anche per il calcolo delle azioni indotte dalle azioni sismiche su un telaio bisogna fare ulteriori considerazioni:
1. Ai nodi di una struttura duttile avviene una cosa schematizzata come nella figura seguente:
I complessi fenomeni connessi con la caratteristica ciclica dell'azione sismica non si traducono in un incremento della luce di calcolo bensì, come avevo detto, in un incremento di rotazione plastica di estremità della trave.
2. Le regole della gerarchia delle resistenze riferiscono il calcolo delle azioni sollecitanti/resistenti sempre in riferimento alla luce libera l
cl, ed in particolare, per le travi:
Per questi motivi è conveniente sempre prendere il momento sollecitante a filo pilastro.