Il problema che vi sottopongo stasera è il seguente:
Struttura prefabbricata in c.a. “classica”, ovvero con travi incernierate alle estremità e pilastri incastrati al piede.
Struttura bipiano con primo solaio irrigidito da elementi verticali tecnologici (vani scala, montacarichi, ecc.), che non possono essere giuntati.
Alla fine ottengo un diagramma dei momenti, nel pilastro tipo, lievemente diverso del solito (normalmente simil triangolare).
Esemplifico con un esempio (z=altezza della sezione del pilastro dallo spiccato di fondazione):
z=9 m --> M=0.0
z=4 m --> M=Mmax
z=0 m --> M=-Mmax/2
Il progetto prevede la creazione dell'incastro alla base non con il classico bicchiere e getto di inghisaggio, ma con le più “moderne” scarpette tipo Peikko (o Hlafen, o similari). In definitiva una sorta di tirafondi come su una normale colonna in acciaio.
Vi risparmio il percorso normativo che è il seguente: Circolare punto C7.4.5.1 Struttura a telaio con collegamenti a cerniera. Il nodo di base va dimensionato come collegamento b) punto 7.4.5.2.1 delle NTC.
Qui cominciano i problemi interpretativi. Dal paragrafo incriminato si evince che tali collegamenti “.....devono essere dimensionati con gli stessi procedimenti descritti nel 7.4.4 per le strutture monolitiche,...”, e garantire sovraresistenza pari a 1.20 in CD 'B'
Al punto 7.4.4.2.1 (valido quindi per tute le strutture) trovo la frase: “Per la sezione di base dei pilastri del piano terreno si adotta come momento di calcolo il maggiore tra il momento risultante dall'analisi ed il momento MC,Rd della sezione di sommità del pilastro”.
Io ritengo che questa sia una prescrizione che dovrebbe evitare il cosiddetto “piano soffice”, forse.
E comunque, leggendo la norma, la sezione di base del pilastro, seppur sollecitata da Mmax/2 deve possedere lo stesso momento resistente della sezione di sommità sollecitata da Mmax (e quindi banalmente, essendo nel tratto z=0 m - z=4 m lo sforzo normale costante, dovrà avere le stesse armature). Ne deriva che il collegamento dei tirafondi in fondazione andrà verificato con un MR “figlio” di Mmax e non di Mmax/2.
In tutto ciò il collegamento in questione è però disposto in fondazione, fondazioni che potranno poi essere tranquillamente verificate, sempre rispettando la norma, con Mmax/2*1.1
Ovvero ho un pilastro in cui la sezione di base possiede un MR di molto esuberante rispetto alla sollecitazione, un sistema di tirafondi in grado di funzionare fino a MR*1.20 e poi le fondazioni da dimensionare con 0.55*Mmax?
Mi sorgono parecchi dubbi sul da farsi.
Chiamo un collega che lavora presso un prefabbricatore e gli espongo i miei dubbi. La risposta è che, secondo lui, la norma la leggo bene. C'è scritto questo.
Però il collega mi obietta: “Ma in fondo, vista la "particolare"tipologia strutturale, alla fine, che me ne importa delle varie gerarchie? Tanto l'unica cosa che tiene in piedi la struttura sono questi pilastri e nient'altro (le travi sono alle estremità cerniere perfette, non plastiche), quindi, poiché per dissipare l'energia del sisma sono proprio questi ultimi che eventualmente devono plasticizzarsi (tradendo così il principio di base della GDR, pilastro forte-trave debole), che essi lo facciano nella sezione di base, oppure in altre sezioni, che importanza ha? L'importante è che dissipino!”. Per cui, in sintesi, inutile rispettare regole normative che con la tipologia strutturale specifica non hanno rilevanza.
Detta così effettivamente la giustificazione non fa grinze (o almeno io non le vedo).
Per cui l'idea potrebbe essere quella di dimensionare le armature della sezione z=4 m per Mmax, senza doverle necessariamente far arrivare alla sezione z=0 m. Dimensionare le armature di quest'ultima sezione per Mmax/2 ed i tirafondi per Mrbase*1.20
Mettetevi nei panni di un ipotetico collaudatore – controllore della bontà del progetto. Come vi comportereste? Pretendereste il rispetto letterale della norma, oppure vi convince il ragionamento del collega?