Il metodo più accreditato per la valutazione delle è esposto (da anni) con chiarezza nel §2.8.2 del 2° vol dell'aicap (Progettazione sismica di edifici in ca).
In breve: si caricano gli impalcati dell'edificio con la distribuzione di forze orizz. dell'analisi statica e per ogni piano la rigidezza è data dal rapp. tra il taglio di piano e lo spost. relativo di piano.
Ho implementato questo calcolo di controllo nel mio personale programma di calcolo e vi assicuro che, anche negli edifici più semplici tipo parallepipedo con pilastri e travi sempre uguali, le condizioni di regolarità in altezza non vengono quasi mai verificate. In classe di duttilità B inoltre deve contemporaneamente essere verificata la condizione di regolarità tra la resistenza effettiva e quella richiesta dal calcolo: anche questa di difficilissimo riscontro. Per le leggi della statistica in CDB la probabilità che le 2 verifiche siano contemporaneamente soddisfatte è data dal prodotto delle 2 probabilità CIOE' in pratica 0.
Morale della favola: settare la strutura di calcolo SEMPRE come non regolare senza fare alcun conrollo (tranne ne caso di 1 solo impalcato per definizione sempre regolare in altezza).
Il metodo riportato nella guida AICAP non fa una grinza, bisogna però precisare che la distribuzione delle forze orizzontali dell'analisi statica deve essere fatta in modo tale che le forze vengano applicate nei rispettivi centri di taglio di piano in modo che ogni piano subisca un moto puramente traslatorio e che quindi il drift di piano che viene così calcolato sia scevro da componenti di spostamento spurie indotte dalle torsioni dei piani che falserebbero il calcolo della rigidezza di piano.
Detto questo, bisogna precisare a proposito di questo metodo che pur nella sua minuziosa implementazione, resta pur sempre un metodo
convenzionale ed approssimato.
Con tutto il rispetto di chi ha proposto questo metodo, resto comunque scettico sul fatto che fornisca valutazioni più in linea con quanto previsto in NTC'08, nè tanto meno più aderenti alla realtà, rispetto ad altri metodi altrettanto convenzionali ed approssimati sulla valutazione della regolarità in altezza come, ad esempio, quello basato su un comportamento di piano puramente shear type dei telai (eventualmente correggendo le rigidezze con il metodo di Muto citato nell'Appendice A del Paulay-Priestley) per tener conto della deformabilità delle travi confluenti nella pilastrata.
Il comportamento di piano shear type è quello che suggerisce lo stesso EC8-1 al § 4.2.3.2 (9) nella valutazione della regolarità in pianta ed è quello che secondo me bisogna impiegare per valutare le variazioni di rigidezza di piano secondo NTC'08 ai fini della valutazione della regolarità in altezza. Lo stesso EC8-1 non fornisce variazioni percentuali di rigidezza da rispettare da piano a piano ma invece si limita a riferimenti purmente qualitativi per la valutazione della regolarità in altezza, secondo cui la variazione di rigidezza di piano deve essere graduale senza brusche variazioni.
Sempre secondo me, l'analsi con il modello completo secondo il metodo proposto nel manuale AICAP dovrebbe vautare la regolarità in altezza non mediante confronto delle rigidezze di piano, ma dei drift di piano, che devono essere il più possibile uniformi in altezza ai fini della regolarità in altezza. Si evita così di incappare in quei mostruosi equivoci che ha citato Renato e che vedono come irregolari in altezza delle strutture perfettamente regolari che si replicano piano su piano.