Author Topic: metodo p-delta e colonna modello  (Read 34425 times)

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Re:metodo p-delta e colonna modello
« Reply #45 on: 11 June , 2014, 18:47:53 PM »
Citazione da: enterprise - 04 Giugno , 2014, 09:51:48 am

    Personalmente, ritengo che l'altezza del pilastro debba essere valutata al punto di applicazione del carico assiale (cioè sotto tegolo, non alla sommità del pilastro): infatti, se prolungo virtualmente la deformata del pilastro mi accorgo che l'azione assiale assume una sempre maggiore eccentricità, dipendente proprio dal punto dove è applicata (sotto tegolo), non dalla sommità del pilastro!


Questa non l'ho capita.

Intendevo dire quello che rappresento graficamente nel disegno sottostante.

Come si vede, per determinare la corretta lunghezza di libera inflessione l'altezza da moltiplicare per beta non è quella del pilastro, ma quella del punto di applicazione del carico.
L'altezza del pilastro è causa di effetti del secondo ordine per un'eccentricità della forza assiale pari ad e1.
L'altezza sotto tegolo è causa di effetti del secondo ordine per un'eccentricità della forza assiale pari ad e2.

BetaL=2x14
non 2x13

Siamo d'accordo?

« Last Edit: 11 June , 2014, 18:56:47 PM by enterprise »

Offline Salvatore Bennardo

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Re:metodo p-delta e colonna modello
« Reply #46 on: 11 June , 2014, 20:22:25 PM »
Siamo d'accordo?
...
avevo intuito che "applicavi" quella tecnica di valutazione. Il mio "questa non l'ho capita" è stata frase di circostanza.
In quel caso ti espongo il mio punto di vista.
Una trave (anche in legno o in acciaio) non creata monoliticamente come nel c.a. in opera, non poggia mai su tutta la sua base, ma ruota, portandosi a scaricare quasi su una linea (e si creano effetti torsionali sulla trave dei quali quasi sempre non ne teniamo conto).
Detto ciò, quella trave regge più tegoli e la base di appoggio della trave ruota indipendentemente dalla faccia sommitale del pilastro.
E siccome la trave è libera di ruotare, fatto che fa spostare in aumento e1, per me in quel caso la L del pilastro sulla quale valutare la L0 è 13 e non 14. (sarebbe 14 se pilastro e trave fossero monolitici o fossero veramente impediti di ruotare all'interfaccia). In questo caso rimane la difficoltà di stimare con una certa precisione e1, visto che si sta a parlare di effetti del II ordine (in un caso che è stato molto tirato in progetto).
Detto in diverso modo, non è detto che assumendo L un metro in più mi possa portare a risultati "migliori", a risultati di maggior conforto.
Faccio un altro discorso.
Se con L=14 e con una e2 stimata bene ottengo la verifica, che me ne faccio se poi con L=13 e la vera e1 non mi verifica?
Viceversa, se con L=13 e con la vera e1 mi verifica, che mi frega se con L=14  e con una e2 stimata bene non mi verifica?
Queste del II ordine sono teorie che vanno contro l'intuito della nostra specie.

Non che non si possa fare, ma con quelle altezze capisco le grosse difficoltà di stimare (misurare) le vere ei, le quali, tra l'altro, possono nel tempo anche aumentare. Compatibilmente con il sistema trave pilastro, si potrebbe ipotizzare una e1 "spostata da una parte, nella posizione più gravosa e che sia anche realistica..." e provare a fare i conti.
Se sapessi programmare e avessi tempo mi ci metterei a vedere che risultati escono fuori. 
massima mai scaduta: la tua sinistra non sappia mai del bene che fa la tua destra (sempre che sia vero che lo faccia)
sin²(theta)=omega*sin(alfa)
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Re:metodo p-delta e colonna modello
« Reply #47 on: 11 June , 2014, 22:24:38 PM »
Intendevo dire quello che rappresento graficamente nel disegno sottostante.

Come si vede, per determinare la corretta lunghezza di libera inflessione l'altezza da moltiplicare per beta non è quella del pilastro, ma quella del punto di applicazione del carico.
L'altezza del pilastro è causa di effetti del secondo ordine per un'eccentricità della forza assiale pari ad e1.
L'altezza sotto tegolo è causa di effetti del secondo ordine per un'eccentricità della forza assiale pari ad e2.

BetaL=2x14
non 2x13

Siamo d'accordo?
a mio parere, va preso L0 = 13 m perché qui si sta studiando la colonna, quindi il problema non è dove nasca o da dove arrivi N, ma semplicemente dove è applicato alla colonna.

il fatto che N sia trasmesso alla colonna da un altro elemento ci interessa solo ai fini della verifica dell'altro elemento (se si schiaccia, se scorre, se ha una rotazione di corpo rigido, ecc.) ma ai fini della verifica della colonna importa solo dove è applicato N alla colonna.

se poi assieme ad N in testa alla colonna c'è pure un M allora è un altro paio di maniche.

Offline Salvatore Bennardo

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Re:metodo p-delta e colonna modello
« Reply #48 on: 11 June , 2014, 22:51:14 PM »
Di tutta la pappardella che ho scritto, e più si scrive e più può fare confondere, mi riporto queste righe che mi pare funzionino

Detto in diverso modo, non è detto che assumendo L un metro in più mi possa portare a risultati "migliori", a risultati di maggior conforto.
Faccio un altro discorso.
Se con L=14 e con una e2 stimata bene ottengo la verifica, che me ne faccio se poi con L=13 e la vera e1 non mi verifica?
Viceversa, se con L=13 e con la vera e1 mi verifica, che mi frega se con L=14  e con una e2 stimata bene non mi verifica?
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Re:metodo p-delta e colonna modello
« Reply #49 on: 12 June , 2014, 11:30:38 AM »
...

Una trave (anche in legno o in acciaio) non creata monoliticamente come nel c.a. in opera, non poggia mai su tutta la sua base, ma ruota, portandosi a scaricare quasi su una linea (e si creano effetti torsionali sulla trave dei quali quasi sempre non ne teniamo conto).
Detto ciò, quella trave regge più tegoli e la base di appoggio della trave ruota indipendentemente dalla faccia sommitale del pilastro.
E siccome la trave è libera di ruotare [...]
In realtà la trave deve garantire assolutamente il passaggio di momento flettente, perché se fosse "cerniera" si verrebbe a creare un "meccanismo" (quadrilatero articolare) per la presenza della cerniera (questa sì) di collegamento fra la trave e i tegoli che deve sopportare.

Per quanto riguarda la scelta di verificare con L0=2x13 oppure L0=2x14, ricordo che io non sono in fase di progetto (naturalmente assumerei L0=2x14), ma sono nella fase di collaudo, perciò devo/voglio determinare le condizioni corrette per "far tornare" (se possibile) le verifiche del calcolatore.

Offline enterprise

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Re:metodo p-delta e colonna modello
« Reply #50 on: 12 June , 2014, 11:33:51 AM »
a mio parere, va preso L0 = 13 m perché qui si sta studiando la colonna, quindi il problema non è dove nasca o da dove arrivi N, ma semplicemente dove è applicato alla colonna.

il fatto che N sia trasmesso alla colonna da un altro elemento ci interessa solo ai fini della verifica dell'altro elemento (se si schiaccia, se scorre, se ha una rotazione di corpo rigido, ecc.) ma ai fini della verifica della colonna importa solo dove è applicato N alla colonna.

se poi assieme ad N in testa alla colonna c'è pure un M allora è un altro paio di maniche.
In verità, il metodo corretto analiticamente dovrebbe essere quello di asta a sezione variabile (13 metri di pilastro con dimensioni 70x70 e 1 metro di elemento trave, con le sue caratteristiche di momento di inerzia).

Non dispongo tuttavia degli strumenti per fare questa verifica, perciò mi chiedevo quale fosse l'approssimazione più corretta, fra L0=2x13 e L0=2x14.
(Tra l'altro, non devo fare la revisione dei calcoli, quindi speravo di trovare un approccio il più veloce possibile).

Offline enterprise

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Re:metodo p-delta e colonna modello
« Reply #51 on: 12 June , 2014, 11:37:33 AM »
[...]
se poi assieme ad N in testa alla colonna c'è pure un M allora è un altro paio di maniche.
Il fatto è proprio questo: nel caso delle verifiche di instabilità l'azione assiale è pericolosa proprio perché provoca il momento del II ordine. il fatto che l'azione sia applicata "più in alto" rispetto alla testa del pilastro, dovrebbe essere tenuto in conto nel metodo di calcolo utilizzato per la verifica di instabilità. Se il metodo è quello della colonna modello, ritengo corretto tenerne conto aumentando la lunghezza di libera inflessione.

Offline F.Ridolfi

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Re:metodo p-delta e colonna modello
« Reply #52 on: 15 June , 2014, 23:21:47 PM »
Ho cercato di leggere con attenzione le quattro pagine di questo topic, devo dire, però, che ho avuto difficoltà a seguire tutti i ragionamenti fatti. Colpa mia.
Dico il mio punto di vista sulla valutazione degli effetti del secondo ordine. Sostanzialmente ci sono tre metodi per valutare questi effetti :
1 ) Analisi non lineare, la più completa, tiene conto di tutto; non linearità, curnatura, spostamenti laterali, variazioni volumetriche dovute al creep e al ritiro, durata dei carichi applicati, interazioni con le fondazioni, ecc. , ecc. E' necessario un software sofisticato e non ha, poi,  un' accuratezza tale che valga i costi di esecuzione.
2 ) Analisi lineare, più semplice della precedente ma, più o meno, con gli stessi difetti.
3 ) Metodo dell'amplificatore di momento da applicare alla base della colonna. Metodo semplice, applicabile alla stragrande maggioranza delle strutture. Ha due diverse procedure a seconda se la struttura consente, diciamo così, spostamenti laterali o no.

Per calcolare il K moltiplicativo dell' altezza della colonna (da nodo a nodo) per determinare la lunghezza libera di inflessione, ci sono diversi metodi tra cui quello analitico e quello che permette l' uso di abaci fatti ad oc.

Saluti 

Offline Salvatore Bennardo

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Re:metodo p-delta e colonna modello
« Reply #53 on: 24 May , 2015, 20:32:07 PM »
leggendo qualche pagina del commentario ad EC3 tradotto da Rugarli (EPC editore) ritrovo:

(quella in jpg è la pag. 76; qui riporto il testo - necessario - della pagina 75)

Nell'Eurocodice 3 non è fornita una guida esaustiva sulle lunghezze di libera inflessione per vari elementi aventi vari vincoli agli estremi, in parte perché non fu raggiunto un accordo tra i vari Paesi membri. Qualche informazione in merito alle lunghezze di libera inflessione degli elementi compressi nelle strutture a traliccio e a maglia trian-

(fine testo pagina 75; segue testo pag. 76 nell'immagine).

In pratica circa questo problema, nella forma qui discussa (non perfezione dell'incastro alla base), si è ancora in una situazione non definitivamente chiarita tra i vari Paesi membri. Io qua sto con gli inglesi.
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