Author Topic: Plinti rigidi o flessibili: aiutatemi a capire....  (Read 12324 times)

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Offline BidiBLU

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Plinti rigidi o flessibili: aiutatemi a capire....
« on: 23 August , 2010, 17:43:40 PM »
Ciao a tutti,
sto realizzando un progetto per l'esame di tecnica delle costruzioni e, come da oggetto, ho delle incertezze circa la scelta del tipo di fondazione (plinto) da utilizzare.....
premessa: non sto considerando l'eventuale azione dovuta al sisma

schematizzando,
con un plinto rigido, avrei
 + distribuzione delle tensioni sul terreno uniforme (ricordiamoci che, in teoria, per i plinti tozzi, le isostatiche di carico diventano all'incirca perpendicolari al piano di fondazione.... );
 + "esigui" ferri di armatura (devono sopportare solo sforzi di trazione alla base del plinto) e quindi (in teoria) risparmio sul metallo e sulla sua sagomatura;
 - costi dovuti all'armatura che "deve contenere" il plinto e che poi manterrà in posizione, durante il getto, i ferri d'attesa per il pilastro sovrastante....
 - costi inerenti lo scavo (profondità di scavo maggiori danno luogo a costi - di scavo - maggiori...... )

con un plinto flessibile, avrei
 + risparmio sullo scavo
 +/- il plinto va comunque armato.... (in questo caso, le "mensole" vanno calcolate come dalla teoria del De Saint Venant. Personalmete sono un pò scettico su questo aspetto: il solido di San Venant è un solido nel quale una dimensione prevale sulle dimensioni trasversali e nn credo che ciò sia il caso dello sporto del plinto....)

E in entrambi i casi bisogna fare un pò di conti relativamente al punzonamento ....

Beh credo di aver segnato sopra degli aspetti salienti circa plinti rigidi e flessibili...



Dagli appunti (non recentissimi) che possiedo, detto s lo sporto,
per H<= s/2 si adotta un plinto flessibile
per s/2<H<1,75s si adotta un plinto rigido
e H vien fuori dal punzonamento (dal materiale che mi ritrovo "si ha il distacco dal plinto di un tronco di cono avente la generatrice inclinata di 45° " )
L'EC2, relativamente al punzonamento, fa invece riferimento al perimetro di verifica di base u e all'altezza utile media della piastra d.....

Come faccio a stabilire l'altezza del mio plinto (la base posso determinala in modo banale con la N/A< sigma per carico centrato oppure tenendo conto dell'eccentricità e) e, quindi, quando si possono utilizzare i plinti rigidi e quando i plinti flessibili?



Ho trovato, su qualche esercitazione svolta, e per la verità lo facevo anch'io alle superiori (provengo da un istituto tecnico per geometri), che per il singolo plinto, si imponevano le equazioni cardinali della statica (ECS): equilibrio alla traslazione verticale, equilibrio alla traslazione orizzontale, equilibrio alla rotazione relativamente ad un polo.
Beh il singolo plinto non è un "qualcosa" di indipendente: è infatti legato agli altri plinti adiacenti da cordoli di fondazione, ma anche dalla struttura sovrastante (i pilastri adiacenti sono mutuamente vincolati da travi e solai....)
E quindi è il caso di considerare il singolo pilastro come un corpo rigido cui applicare le ECS????


Aspetto un sacco di critiche e commenti che spero mi aiutino ad impostare e risolvere questi miei dubbi
BidiBLU

Offline Betoniera

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Re: Plinti rigidi o flessibili: aiutatemi a capire....
« Reply #1 on: 25 August , 2010, 16:05:51 PM »
...
Come faccio a stabilire l'altezza del mio plinto (la base posso determinala in modo banale con la N/A< sigma per carico centrato oppure tenendo conto dell'eccentricità e) e, quindi, quando si possono utilizzare i plinti rigidi e quando i plinti flessibili?

Ho trovato, su qualche esercitazione svolta, e per la verità lo facevo anch'io alle superiori (provengo da un istituto tecnico per geometri), che per il singolo plinto, si imponevano le equazioni cardinali della statica (ECS): equilibrio alla traslazione verticale, equilibrio alla traslazione orizzontale, equilibrio alla rotazione relativamente ad un polo.
Beh il singolo plinto non è un "qualcosa" di indipendente: è infatti legato agli altri plinti adiacenti da cordoli di fondazione, ma anche dalla struttura sovrastante (i pilastri adiacenti sono mutuamente vincolati da travi e solai....)
E quindi è il caso di considerare il singolo pilastro come un corpo rigido cui applicare le ECS????

Mi è stato chiesto un parere sui plinti, se debbano o meno essere considerati tozzi e su come ci si deve comportare durante la progettazione.
In pratica si cercherà di rispondere alle domande:
1)   Perché si deve distingue tra plinto tozzo e plinto flessibile?
2)   Quando e come devo prendere in considerazione se il plinto è tozzo o meno?

Perché si deve distingue tra plinto tozzo e plinto flessibile
Ricordiamo che la teoria di De Saint Venant non è valida per:
-   Travi che cambiano bruscamente sezione
-   Travi che non si mantengono piane durante la deformazione per flessione.
In corrispondenza dell’attacco del plinto al pilastro, oppure dell’incastro di una mensola tozza, si ha una brusca variazione di sezione.
Il flusso delle tensioni  si concentra nell’angolo di attacco della mensola e le sezioni non si mantengono più piane durante la deformazione.
In sostanza, i valori di tensione determinati con le formule di De Saint Venant, non sono più attendibili è l’errore è tanto maggiore quanto maggiormente tozzo l’elemento.
In questi casi è meglio usare il metodo del traliccio equivalente, cioè individuare la parte tesa e la zona compressa e risolvere la struttura in base a considerazioni di equilibrio.
Per capire di quanto sbagliamo e quale è il limite per cui un elemento si debba considerare snello o tozzo dobbiamo fare un esempio. Per semplicità consideriamo la seguente mensola che regge un carroponte



Pilastro cm 40x40
Larghezza mensola  40 cm
Altezza mensola 50 cm
Lunghezza mensola 25 cm
Carico di 20.000 kg posto a 20 cm dal bordo

A)   Calcolando la mensola come semplice mensola (alle tensioni ammissibili) otteniamo:
Momento flettente 20000*0,2 = 4000 kgm

Classe di resistenza cubica cls        Rck = kg/cm2         300
Tensione ammissibile cls
  Sc.am=60+(Rck-150)/4                 Sc.am = kg/cm2       97,5
Tensione ammissibile cls per sezioni inflesse e pressoinflesse
  Sc.am=0,9*fc.am                      Sc.am = kg/cm2       87,75
Acciaio tipo                           FeB44k
Tensione ammissibile acciaio           Sf.am = kg/cm2       2600
Momento flettente                      Mf = kg*m           -4000
Larghezza sezione                      B = cm               40
Altezza sezione                        H = cm               50
Copriferro                             C = cm               4
Numero livelli armatura                Nla =                2
Asse neutro                            X = cm               9,62
Inerzia sezione                        Jx = cm4             93607
Verifica tensioni
Tensione cls                           Sc = kg/cm2          41,14  < 87,75  ok
Tensione ferri
Ferri    yf        n. ferri e diam.    Af        Sf        Verifica
         (cm)      (mm)                (cm2)     (kg/cm2)  (< 2600 )
Af 1     46        2d16                4,02      -360      ok
Af 2     4         2d16                4,02       2331     ok

B) Progettiamo il plinto col traliccio equivalente (vedi traliccio in figura, è schematico, non calcolato precisamente con le formule)

Il tirante in alto ha una tensione di 20000*23/42 = 10952 kg

Se disponiamo la stessa armatura indicata prima (2d16 = 4,02 cm2) otteniamo
        Sf = 10952/4,02 = 2724 kg/cm2 > 2600 NO

Come si vede la tensione ottenuta col metodo del traliccio equivalente è maggiore di quella ottenuta considerando la mensola come normale trave (2724 kg/cm2 contro 2331 kg/cm2)

Adesso possiamo rispondere alle domande.

Perché si deve distingue tra plinto tozzo e plinto flessibile?
Perchè le tensioni calclate col metodo di De Saint Venant sugli elemnti tozzi sono sottostimate, occorre calcolare col traliccio equivalente perchè i risultati sono più conformi alla realtà.

Quando e come devo prendere in considerazione se il plinto è tozzo o meno?
La mensola è da considerarsi tozza quando raggiunge il rapporto Lunghezza/altezza della mensola di circa 1/1.
Più ci si discosta da quel valore più i risultati divergono coi due metodi.

Ulteriori considerazioni
C'è da dire, vedi esempio numerico, che i risultati cominciano a divergere per forti distorsioni dell'elemento che raramente si rilevano in un plinto.
ad esempio un piccolo plinto di dimansioni m 2,00x2,00 dovrebbe essere considerato tozzo se di altezza superiore ad 1,00, cosa che accade raramente. Un plinto di m 3,00x3,00 dovrebbe essere considerato tozzo se di altezza superiore 1,50 m.
Non si fanno quasi mai plinti alti così. Non conviene perchè il risparmio di ferro non giustifica il costo dello scavo e del calcestruzzo.
Ne deriva che nella stragrande maggiornaza dei casi i plinti sono flessibili e devono essere calcolati come normali piastre flessibili. ma anche se si raggiungessero gli impobabili spessori che determinano la rigidezza del plinto, ancora i risultati del calcolo a flessione sarebbero poco distanti dal calcolo a traliccio equivalente.
I risultati divergono solo per plinti fortemente distorti. Ne è prova il calcolo che ho fatto dove la distorzsione è pronunciata (1/2) ma le tensioni non divergono ancora in modo esagerato (2724 kg/cm2 contro 2331 kg/cm2).

In conclusione, il problema di considerare il plinto tozzo è un falso problema, più teorico che reale.
Occorre calcolare col tralizzio equivalente solo i plinti o le mensole che presentato gandi rapporti di distorsione, fino al rapporto 1/1 si può non preoccuparsene e calcolare le strutture come normalmente flessibili.

Ciao, alla prossima

« Last Edit: 25 August , 2010, 16:32:57 PM by Betoniera »

Renato

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Re: Plinti rigidi o flessibili: aiutatemi a capire....
« Reply #2 on: 25 August , 2010, 19:12:33 PM »
Concordo pienamente con Betoniera circa l'opportunità di calcolare sempre il plinto a flessione considerando il plinto come flessibile (tanto in ogni caso cambia poco).
Circa la seconda parte del quesito ritengo che oggi (con i moderni programmi 3D) sia sempre il caso di considerare nel calcolo della struttura la deformabilità del terreno sotto i plinti sia pure a partire dalle ipotesi semplificate di Winkler e dell'infinita rigidezza dei plinti stessi.  Il singolo plinto viene, pertanto, schematizzato almeno come una molla traslazionale verticale (asse Z) + molla rotazionale intorno all'asse X orizz. + molla rot. intorno all'asse Y orizz.. Nel caso di plinti la cui impronta sia doppiamente simmetrica ed il pilastro cada nel baric. dell'impronta la rigidezza di dette molle si traducono in una matrice di rigidezza diagonale 3x3 da assemblare nella matrice di rig. globale dell'edificio. Nel caso di impronte non simm. o di plinti zoppi la matrice 3x3 è piena (non disaccoppiata).
Una volta risolto il sistema globale il prodotto della suddetta matrice x gli spost. del nodo in cui è stato assemblato il plinto fornisce (per ogni plinto e per ogni combin.) gli sforzi, N,Mx,My cui è sottoposto il plinto in interazione con l'intera struttura.

Offline BidiBLU

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Re: Plinti rigidi o flessibili: aiutatemi a capire....
« Reply #3 on: 25 August , 2010, 20:22:49 PM »
Grazie Betoniera
per avermi mostrato un aspetto che "vira" dal teorico al "pratico" (anche perchè collegato ad un esempio numerico) a me sconosciuto (quello delle mensole tozze, appunto) che è arrivato a centrare il nocciolo della questione.
Ma, sopratutto grazie per la (tanta) pazienza che sino ad ora mi hai mostrato.

Grazie Renato
per avermi mostrato e ricordato (me ne parlasti già in merito ai vincoli da "assegnare" ad un telaio :-)   ) circa il modo con cui vedere meglio i vincoli "a terra" (i plinti, appunto)

E infine un grande ringraziamento ad afazio (e zax)
che mi ha(nno) illuminato circa il come impostare un foglio di calcolo relativamente ai plinti.

Conto di realizzare, prossimamente, un foglio di calcolo, relativamente ai plinti, da mettere a disposizione di tutti

A presto, BidiBLU :)

 

 

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