Ciao a tutti,
mi sorge un dubbio circa il posizionamento delle staffe in una trave.
Premetto che, in base ai ragionamenti fatti circa la teoria del traliccio ad inclinazione variabile, non dovrebbe esserci un "addensamento" delle staffe (della trave) in prossimità dell'innesto nel pilastro
Tuttavia mi sorgono dei dubbi (mi è stato detto di infittire le staffe ) e se non erro ciò era previsto nelle "vecchie" normative.....
Potreste illuminarmi?
Come sempre ogni commento è sempre gradito e ben accetto quindi scrivetemi ^_^
Saluti BidiBLU
Ciao BidiBLU, ciao a tutti.
Ad uno studente è concesso fare qualsiasi domanda, anche la più banale (questa non lo è).
D'altro canto non sempre le risposte di un forum posso essere gradevoli: bisogna accettare anche questo.
Veniamo alla questione tecnica: perchè si infittiscono le staffe in corrispondenza dei pilastri?.
Giustamente Bidiblu ha pensato ad un problema di taglio (traliccio equivalente). Ma, ltrettanto giustamente, ha escluso questa causa perchè in qul punto non c'è nessun picco di taglio e variazione del diagramma che giustifica la necessità di infittire così tanto le staffe.
Zac2010 tira in ballo la gerarchia delle resistenze.
Ok va bene. Ma allora bisogna spiegare perchè una trave lunga magari 5 m aumenta notevolmente la resistenza di taglio solo per il fatto di avere messo 4 staffette in più sulle testate.
Poi siccome le zone critiche sono molto corte (dell'ordine dello spessore della trave), la trave non si potrebbe rompere subito dopo?.
In ogni modo, a mio parere, la Gerarchia delle Resistenze riguarda di più il pilastro e non la trave.
Anzi, per quanto ne sò più la trave è robusta e più si deve irrobustire il pilastro perchè quasto non è calcolato sulla base degli sforzi effettivi ma sulla base delle resistenze delle travi. Qunidi più è resistente la trave (anche a taglio) e più si deve riforzare il pilastro.
Allora perchè la norma dice di riforzare le zone critiche delle travi?.
Io fornisco questa personale spiegazione (è un parere).
Il sisma se ne frega dei nonstri calcoli, e rompe gli elementi più deboli.
Coi calcoli che abbiamo fatto fino ad ieri c'era, probabilmente, qualcosa che sfuggiva o che non avevamo considerato con la dovuta attenzione.
Si nota che le travi e i pilastri si rompono sempre in corrispondenza dei nodi e non delle campate.
Non sarebbero certo state quelle 4 staffette ad aumentare la resistenza in modo tale da resistere al sisma.
L'aspetto che è stato sempre trascurato, a mio parere, è il brusco cambio di sezione.
Lo si vede anche nei pezzi meccanici, il brusco cambio di sezione provoca concentrazione di sforzo e le eventuali rotture fragili per fatica in caso di sforzo ciclico. Perchè per il cemento armato non dovrebbe essere la stessa cosa?.
Già De Saint Venent, ci aveva avvisato: attenzione: la mia teoria vale per sezioni costanti di materiale omogeneo.
Noi quelle prescrizioni di base le abbiamo dimenticate e non ci siamo chiesti: ma se in quelle zone (guarda caso sono proprio le zone critiche) la teoria di De Saint Venant non vale più, non è che per caso gli sforzi che ho calcolato lì possono essere sbagliati?.
Giustamente ora la normativa ha posto il problema della duttilità che, attenzione, non è un problema di resistenza, ma di capacita di deformazione senza arrivare alla rottura.
La prescrizione quindi di mettere quelle staffette in più riguarda proprio questo aspetto, cioè l'aumento della duttilità.
Non a caso in Classe di duttilità A le zone critiche raddoppiano.
Penso che, ad approfondirli, i problemi di Ingegneria, vadano ben al di là della semplice interpretazione della normativa.
Ciao, alla prossima