Premesso che:
In generale, gli interventi di questo tipo riguarderanno singole parti e/o elementi della struttura e
interesseranno porzioni limitate della costruzione. Il progetto e la valutazione della sicurezza potranno
essere riferiti alle sole parti e/o elementi interessati e documentare che, rispetto alla configurazione
precedente al danno, al degrado o alla variante, non siano prodotte sostanziali modifiche al
comportamento delle altre parti e della struttura nel suo insieme e che gli interventi comportino un
miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti.
Infine, interventi di variazione della configurazione di un elemento strutturale, attraverso la sua
sostituzione o un rafforzamento localizzato (ad esempio l’apertura di un vano in una parete muraria,
accompagnata da opportuni rinforzi) possono rientrare in questa categoria solo a condizione che si
dimostri che la rigidezza dell’elemento variato non cambi significativamente e che la resistenza e la
capacità di deformazione, anche in campo plastico, non peggiorino ai fini del comportamento
rispetto alle azioni orizzontali.
Sulla resistenza e sulla capacità di deformazione non ci sono dubbi che debbano non diminuire a seguito dell'intervento.
Ma già questo mi sembra di difficile oltre che incerta quantificazione, in quanto richiederebbe una accurata stima della situazione "as is" delle caratteristiche meccaniche della muratura e delle capacità resistenti e deformative del pannello murario esistente, non certo una valutazione basata su una sottostima delle caratteristiche meccaniche basata sui valori minimi da letteratura (ad esempio tabella C8A.2.1).
Detto questo, passiamo alla rigidezza ed alla quantificazione numerica data dalla regione Toscana a quel "significativamente", assumendolo pari a +/- 15%.
Ricordando che le NTC (gerarchicamente superiori alla Circolare), a prescindere dalla tipologia dell'intervento locale, richiedono sempre e comunque
"un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti", secondo me questa quantificazione è eccessivamente generosa, quando applicata in riduzione ovviamente.
A mio modesto giudizio, una variazione non significativa dovrebbe essere dell'ordine del +/- 5%.
Se a distanza di qualche anno da un intervento locale che riduce la rigidezza del 15% su una parete muraria se ne eseguisse un'altro con conseguente analoga riduzione su un'altra parete, la conseguenza sull'intera struttura, a mio modesto avviso, sarebbe decisamente "significativa".
Oppure la regione Toscana ha già legiferato in tal senso, vietando l'esecuzione di successiva apertura di vani su pareti appartenenti ad una struttura che in passato ha già subito un buco su una parete?