Ma da dove trai questo modus operandi?
Se ipoteticamente si dimensionano le aste allo stretto necessario per sostenere le sollecitazioni ottenute da analisi con q = 2 (la metà di quelle ottenute con q = 1) allora queste aste si plasticizzeranno a questo livello di sollecitazione, e faranno da "filtro passa basso" per i nodi ed i collegamenti in cui confluiscono, che di rimando non riceveranno mai sollecitazioni superiori.
Quindi, nell'ipotesi che anche i collegamenti vengono dimensionati allo stretto necessario per sostenere le sollecitazioni ottenute da analisi con q = 1 ottenendo una resitenza di progettto Rd, le aste potranno trasmettere una sollecitazione al più pari a 0.5*Rd.
Aggiungo un'altra osservazione.
Se si esegue un'analisi lineare con fattore di risposta q, è vero che si beneficiano di sconti dimensionando gli elementi per una frazione q delle sollecitazioni rispetto a quelle che competerebbero alla risposta di un sistema perfettamente elastico (q = 1), ma è anche vero che
così facendo si assegna al sistema una duttilità (q) che va successivamente garantita, questo perchè in realtà il sisma sollecita le strutture richiedendo spostamenti anzichè applicare forze come invece si potrebbe erroneamente pensare. Quindi siccome le aste posseggono sempre una certa sovraresistenza e non vengono mai dimensionate esattamente per il valore di calcolo della sollecitazione, è evidente che
l'unico modo per garantirne il comportamento dissipativo è il rispetto della gerarchia delle resistenze asta-collegamento.
Per concludere, se per qualche motivo (ad esempio far tornare le verifiche di deformabilità) le aste vengono dimensionate con una sovraresistenza maggiore del 50%, allora i collegamenti (dimensionati per sollecitazioni con q = 1) potrebbero non essere in grado di far plasticizzare le aste e quindi invalidando l'ipotesi di partenza di aver assunto un comportamento duttile del sistema.