La questione sollevata ha un suo perchè, e tuttavia sui testi non viene mai presa in considerazione ed affrontata.
Lungi da me dare una risposta esaustiva ad un argomento così complesso ed incerto, mi limito ad aggiungere le seguenti considerazioni:
1. I modelli di confinamento attuali prendono spunto da quelli originali degli anni '80 di Sheikh-Uzumeri e di Mander, i quali erano modelli nati e calibrati sulla base di esperimenti su colonne caricate assialmente (ergo sezione interamente compressa ed assenza di taglio).
2. Nel modello resistente a traliccio non c'è traccia dell'effetto e dell'efficacia del confinamento dei puntoni d'anima di cls sulla resistenza al taglio dell'elemento strutturale, anzi per di più la resistenza a compressione del cls viene ridotta in quanto il cls viene considerato fessurato diagonalmente.
3. Riprendendo quanto indicato al punto 1, per le sezioni parzializzate per flessione, l'effetto e l'efficacia del confinamento è ben diverso da quello di una colonna caricata assialmente, e questo perchè la distribuzione delle deformazioni longitudinali e di conseguenza di quelle trasversali, non è più uniforme, ma è tale da raggiungere il massimo solo in prossimità del lembo compresso.
4. Non è sufficiente che il cls sia "avvolto" da staffe trasversali perchè esso si comporti effettivamente secondo un modello confinato che ne incrementa resistenza e duttilità. Questo diverso comportamento si mobiliterà solo dopo che il cls è stato sollecitato assialmente con tensioni prossime alla resistenza massima fc, le quali formano fenditure longitudinali che danno vita allo spanciamento laterale e quindi al confinamento (in questa fase il coefficiente di Poisson passa infatti da circa 0.2 a circa 0.4). Per tensioni molto al di sotto di fc, il cls si comporta secondo un modello di comportamento non confinato, anche se è avvolto da una moltitudine di staffe.
5. Alla luce di quanto detto nei punti 3 e 4, considerando il nucleo residuo resistente di cls di una sezione inflessa che ha già subito l'espulsione del copriferro, intendendo per nucleo residuo compresso la porzione di sezione compressa delimitata dal baricentro delle staffe e dall'asse neutro, è difficile dire quanto è estesa quella porzione perimetrale del nucleo residuo compresso che nella realtà si comporta secondo un modello confinato, perchè è difficile dire quanto le fessure longitudinali che si innescano sulla periferia del nucleo si insinuano verso l'interno della sezione che è fondamentalmente più integro in quanto meno sollecitato assialmente.
6. In merito al punto 5, la letteratura tecnica suggerisce in questi casi di trattare il fenomeno in maniera semplificata, considerando una ulteriore riduzione del coefficiente di efficacia trascversale del confinamento, considerando confinata la sola zona delimitata dagli archi di parabola appartenenti alla sola porzione compressa.