Ciao ho notato questo post. Pur non avendo particolare esperienza sull’argomento, provo a rispondere. Quindi, Calaltrave, prendi questo che ho scritto con le pinze. È solo un’idea, magari qualcun altro potrà aggiungere maggiori dettagli e con più precisione. Riallacciandomi a quanto già specificato da Salvatore Bennardo e g.iaria, credo proprio che sia la cosa non solo più giusta da fare ma anche molto probabilmente necessaria. Soprattutto se il pilastro è in legno massiccio e la struttura è all’aperto, conviene che si scarichi sempre a terra (proteggendo la sezione di base del pilastro dall'umidità del terreno).
Ecco la mia idea: una volta ben ancorato il pilastro al piede sulla fondazione, se la parete in muratura lo consente si potrebbero aprire delle piccole brecce, riempirle con malta o cemento e affogare orizzontalmente degli spezzoni (barre filettate del 14 o del 16) sporgenti di poco più dello spessore del pilastro. Questo per evitare delle sollecitazioni di rifollamento per la muratura e quindi l'impiego di barre anche inclinate. Forare il legno del pilastro e far passare le barre attraverso. Poi, allineando il pilastro sulla parete, serrarle con dadi. Se usi delle barre del 16 penso che 3 possano proprio bastare, distribuite lungo la verticale del pilastro. Per nascondere il dado, si potrebbe pensare di fare un incavo nel pilastro e tagliare la barra di quel che basta, in modo che il dado possa avvitarsi all’interno con rondella. Volendo, con dello stucco per legno si potrebbero chiudere tutti i tre buchi e non vedi proprio niente. Ripeto è un’idea.
Per la verifica a rifollamento del legno sei costretto a utilizzare in qualche modo le formule dell’EC5, relativamente ai bulloni. Tieni conto che le rondelle hanno, normalmente, spessore non inferiore al 30% del diametro nominale della barra/bullone e diametro non inferiore a 3 volte il diametro (nominale) della barra. Per quanto riguarda il calcolo di resistenza potresti considerare questo piccolo artificio. Per la sola verifica di rifollamento del legno, proverei a utilizzare le formule di Johansen per le unioni legno-acciaio (anche se non sarebbe corretto!), solo perché tra le variabili indipendenti non appare mai lo spessore della piastra di acciaio (che, forzando, sarebbe in questo caso fittizia!). In particolare, se non trovi qualcosa di più adeguato e preciso, prova a utilizzare le formulazioni per piastre sottili e per piastre spesse (singolo piano di taglio), in funzione dello spessore del pilastro, del diametro nominale del bullone (barra filettata) e del valore caratteristico del momento di snervamento della barra. Scegli il valore minore tra tutti. Conservati questo valore.
Per la verifica della breccia di cls/malta nella muratura potresti utilizzare le formule di resistenza a taglio/rifollamento di origine sperimentale. Nel caso, infatti, si prevedano delle brecce riempite con calcestruzzo o malta, potresti utilizzare una formula di origine sperimentale, utilizzata più generalmente per verificare gli spinotti di collegamento delle travi precompresse sopra la testa dei pilastri. La formula è questa (“Behaviour of dowels under cyclic deformations” – ACI Structural Journal, 84, 1, Gennaio-Febbraio 1987):
Taglio di progetto spinotto nel cls/malta = 0,5 x fi^2 + Radiceq(fck x fyk)
(con affondamento nella malta/cls di almeno di 6-8 volte dil diametro nominale della barra). Orientativamente una 15 di cm.
fi = diametro barra filettata
fck = resistenza caratteristica a compressione cls/malta
fyk = resistenza caratteristica snervamento barra filettata.
0,5 è un coefficiente di riduzione per carichi ciclici (presumendo che ti trovi anche in condizioni sismiche).
La resistenza al taglio del sistema barra/muratura sarà il valore minore di tutti quelli calcolati.
Spero di averti dato se non altro un'ulteriore idea su cui ragionare.
Ciao.